La riforma della crisi d’impresa: necessità di un’evoluzione culturale dell’imprenditore

Nei primi mesi del 2019 dovrebbe vedere la luce il nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza che, oltre a riformare l’intera disciplina fallimentare, prevede nuovi obblighi in capo all’imprenditore, aventi la finalità di individuare e far emergere tempestivamente le situazioni di crisi dell’impresa.

Tra questi obblighi rientra il dovere per l’imprenditore di “… istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della continuità aziendale …”.

L’imprenditore dovrà quindi, per obbligo di legge, porre in essere una serie di comportamenti e dotarsi di una serie di strumenti idonei a consentire un governo dell’impresa consapevole, pianificato e controllato.

Occorrerà, pertanto, adottare un organigramma aziendale con chiara identificazione di funzioni e responsabilità, dotarsi di personale (interno o in “temporary management“) con competenze adeguate alle funzioni da svolgere, disporre di rilevazioni contabili complete, tempestive e in grado di fornire dati attendibili per la formazione del bilancio e per il controllo e la pianificazione della gestione aziendale.

Si tratta in realtà di regole e comportamenti che, sebbene recepiti soltanto ora sul piano normativo, costituiscono consolidati princìpi di sana e corretta gestione d’azienda, ma che di frequente non trovano concreta attuazione nelle realtà imprenditoriali di piccole e medie dimensioni.

L’auspicio è quindi che l’obbligo di legge possa favorire una maggiore consapevolezza da parte dell’imprenditore sull’importanza di una gestione aziendale presidiata, pianificata e controllata; da tale crescita culturale dipenderà il bene delle nostre imprese e il raggiungimento in concreto delle finalità perseguite dal legislatore.

Zeno de Pietri